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lunedì 21 giugno 2010



DA CHE PARTE STARE
DALLA PARTE DEL SINDACO DEL COMUNE DI CASIGLIANO (CE)
“Spesso i politici dicono e fanno cose con lo scopo di accattivarsi la simpatia dei cittadini elettori. Prestando molta attenzione a non urtare le sensibilità e le suscettibilità. Evitando scomodi argomenti che potrebbero far perdere qualche voto al loro partito.”
Si esprimeva così, qualche giorno fa, l’amico Domenico Finiguerra, sindaco di Cassinetta di Lugagnano (MI), nella sua splendida lettera aperta “Esiste un’altra Italia”.
Voleva far sapere al mondo intero, chiaro e tondo, il proprio stare dall’altra parte dell’intolleranza, dell’indiferrenza e della violenza verso TUTTI i diversi presenti oggi in Italia.
Verso l’odioso e agghiacciante proliferare di interventi di facciata che nascondono (neanche troppo bene) una politica razzista e vigliacca, volgare e gretta come la parte di società che vi si rispecchia fedelmente.
Si è espresso con parole nette, ferme, cristalline: l’esatto opposto del ciarlare quotidiano della politica nazionale, quella che va in onda a reti unificate da 15 anni e più ad oggi…
Quella di ometti avvinghiati anima e corpo a poltrone ormai logore e maleodoranti, di funzionari e leccapiedi al servizio del padrone di turno.
Quella stessa politica che per mano della Legge (e di un prefetto) mette sotto accusa un sindaco (e un amico) perché troppo virtuoso, sobrio e concreto nella gestione di un servizio come la raccolta dei rifiuti.
Il Sindaco si chiama Vincenzo Cenname, guida l’amministrazione del Comune di Camigliano (CE), comune virtuoso scelto dall’associazione nel novembre 2009 come sede per la cerimonia di premiazione della terza edizione del nostro Premio Comuni a 5 stelle.
E’ un comune con il 65% di raccolta differenziata, che fa il compostaggio domestico e ha abbassato la tariffa ai cittadini, che ha messo i pannolini lavabili al nido e raccoglie e recupera gli olii esausti.
E’ un comune che ha deciso di interrompere la cementificazione del territorio (e le odiose speculazioni edilizie conseguenti), che fa risparmio energetico montando le lampade a LED nel cimitero comunale.
E’ un comune che copia le buone idee ed esporta le proprie intuizioni grazie alla cassa di risonanza di questa sgangherata “famiglia” che siamo diventati negli anni. E’ un comune virtuoso, insomma, dove il buon senso fa rima con accoglienza e partecipazione, condivisione e concretezza.
In una provincia, quella di Caserta, dove la camorra e la politica vanno invece a braccetto e dove il Prefetto e le istituzioni locali e nazionali avrebbero il DOVERE di intervenire con mano ferma e senso di responsabilità.
Un Comune (Cenname è sostenuto dalla sua maggioranza e dalla comunità nel suo insieme) il cui sindaco non ha intenzione di retrocedere di fronte alla minaccia di commissariamento ricevuta a mezzo raccomandata dalla Prefettura.
“Consapevoli delle eventuali conseguenze, e guidati da uno spirito politico di onesto ed autentico servizio nei confronti della cittadinanza, non abbiamo alcuna esitazione a rimettere il nostro mandato politico, se azione politica non ci è più consentito di svolgere”.
Forse è proprio questa la pietra dello scandalo della nostra esperienza di comuni virtuosi: parliamo chiaro, agiamo in modo ancora più trasparente, diciamo una cosa e la facciamo, e cerchiamo nei limiti del possibile un coinvolgimento diretto e reale dei cittadini nel prendere decisioni che li riguardano.
Abbiamo un’idea della politica come un servizio reso alla comunità, a tempo determinato e non come professione.
Riteniamo le istituzioni (in primis quelle locali) come un luogo in cui agire il nostro essere cittadini di una comunità, con le nostre idee e i nostri sogni, le nostre speranze e convinzioni, certi che dal confronto e dalla contaminazione con l’altro passi la giusta sintesi che porta ad una comunità più sobria e sostenibile, inclusiva e partecipata.
Il silenzio assordante della politica nazionale e dei media rispetto a questa vicenda paradossale e assurda, ci ferisce e rincuora nel medesimo istante.
Perché vuol dire che stiamo vincendo, anche e soprattutto grazie a persone come Vincenzo Cenname o Domenico Finiguerra, Luca Fioretti e Ezio Orzes, Alessio Ciacci e Ivan Stomeo, Michele Bonanomi e Francesco Comotto, e i tanti altri amici che nei comuni virtuosi ogni giorno, senza clamore o proclami, ci dicono che un’altra Italia, e un altro modo di fare politica, esistono davvero.
Basta volerli vedere, basta scegliere da che parte stare!
Marco Boschini
Assessore del Comune di Colorno (PR), Coordinatore Associazione Comuni Virtuosi

leggi lettera inviata al Presidente della Repubblica

giovedì 17 giugno 2010

Sahara, 80 oasi rinascono grazie a un'antica tecnica


Ottanta oasi rinascono nel Sahara per festeggiare la giornata mondiale della lotta contro la desertificazione. L'iniziativa è stata finanziata dal governo regionale dell'Adrar, in Algeria, e promossa dall'Itki, l'Istituto per le conoscenze tradizionali che l'Unesco ha voluto collocare a Firenze. Si salveranno anche i graffiti paleolitici che con le loro immagini di elefanti testimoniano l'epoca in cui la zona non era deserto.

L'Algeria ha stanziato cinque milioni di euro per recuperare le foggara, vere e proprie "miniere" di acqua. E' una tecnica molto antica che si basa sulla capacità di estrarre acqua dall'umidità notturna: una rete di gallerie orizzontali corre sotto la superficie del deserto e cattura la condensazione che si forma sulle pietre. Questo metodo, in alternativa a pozzi sempre più profondi, evita di intaccare il capitale idrico delle falde di acqua fossile, quella che non si ricarica con le piogge. Inoltre l'opera di restauro sarà condotta, usando materiale tradizionale, da associazioni locali, le stesse che nel futuro continueranno a mantenerle in attività con consistenti vantaggi in termini economici, ambientali e di gas serra evitati.

Le 80 foggara recuperate serviranno a rivitalizzare altrettante oasi, circa un terzo di quelle esistenti nella regione. "Tra queste", spiega Pietro Laureano, presidente dell'Itki ed esperto di conservazione delle oasi, "ci sono oasi disposte come un nastro verde all'interno del Sahara, ma anche oasi isolate. La più importante è situata in un'area senza centri abitati o strade per circa 150 chilometri quadrati. Gli abitanti, 50 famiglie, hanno rifiutato di abbandonarla per andare a vivere in città: il restauro della foggara permetterà il mantenimento del palmeto che dà da vivere all'intero villaggio. In quest'area, tra l'altro, abbiamo trovato un graffito paleolitico in cui si vede una mandria di elefanti, a ulteriore dimostrazione del fatto che il Sahara 15 mila anni fa era una grande area verde".

La desertificazione è arrivata ormai a minacciare un quarto delle terre del pianeta e oltre un miliardo di abitanti nei 100 Paesi maggiormente interessati. La situazione più drammatica è quella africana, dove è a rischio il 73 per cento delle terre aride coltivate. Il Sahara, insomma, avanza e per fermarlo è spesso più conveniente ricorrere alle tecniche tradizionali che ai metodi che comportano alti costi economici ed energetici.

Fonte La Repubblica.it (17 giugno 2010)

venerdì 11 giugno 2010

Indigeni e foreste protette con il GPS



Sono finiti i tempi in cui le popolazioni indigene venivano facilmente raggirate e depredate dei loro averi: ora a venire in aiuto degli abitanti della foresta è la tecnologia, con un sistema di GPS che servirà a tracciare i confini dei loro territori, delicatissimi ecosistemi, da sempre minacciati dalla deforestazione e dagli interessi di governi e multinazionali.

L’esempio viene dalla popolazione pigmea della Repubblica Democratica del Congo, che abita da millenni nella foresta pluviale del centro Africa. Coadiuvati da Réseau ressources naturelles e Rainforest Foundation UK, hanno imparato ad utilizzare dispositivi GPS per mappare e proteggere le loro terre, habitat naturale di quest’etnia e fonte del loro sostentamento.

Sono moltissime le persone native del luogo, circa 660, ad essere state istruite a riguardo che, nei prossimi mesi, visiteranno oltre 100 villaggi, tracciando i confini di ruscelli, monti, terre ricche di alberi, creando mappe digitali per affermare il diritto a vivere nel loro territorio. Un’iniziativa forte, dunque, che nasce dall’intento di proteggere la foresta pluviale del Congo che è, per estensione, la seconda al mondo dopo quella amazzonica, utilizzando metodi che creino partecipazione e coinvolgimento con le popolazioni locali: il tutto per dire stop ai processi di depauperamento che hanno interessato queste zone, anche a causa delle recenti guerre civili che hanno interessato il Congo, con un fortissimo impatto sul modo di vivere delle popolazioni locali, e di fortissimi interessi industriali.

Rainforest Foundation nasce in Inghilterra nel 1989, ad opera di Sting e della moglie Trudie Styler. La difesa delle foreste pluviali, casa per migliaia di esseri umani, oltre ad essere veri e propri polmoni verdi per il nostro pianeta è la mission di questa fondazione no profit, che ha sede a New York. Nata nell’agosto del 2002, Réseau ressources naturelles opera, invece, specificatamente nel territorio della Repubblica Democratica del Congo e riunisce più di 300 associazioni locali e ONG che lottano per la conservazione delle risorse naturali e dell’habitat delle etnie del luogo.

Scritto da Isabella Berardi